La luce che nasce dalle ombre
La tecnica delle “Ombre di luce”, messa a punto insieme all’artista fotografo Rino Regoli, mi ha permesso di approfondire un tema molto caro, il pensiero, attraverso la pittura di invisibili strutture neuronali in crescita delle quali l’osservatore rileva forma e presenza percependone esclusivamente “l’effetto”, ovvero l’ombra.
La materia trasparente deposta su vetro, si comporta infatti da lente e, concentrando i raggi di luce che la attraversano, proietta su un fondo bianco un’immagine luminosa che altro non è che la propria ombra. L’esperienza paradossale di osservare non una struttura bensì l’effetto della sua presenza mi sembra un inevitabile allusione al pensiero umano, oggetto misterioso, i cui effetti costituiscono gran parte del nostro mondo.
Tanto l’apprendimento di nuove nozioni quanto le esperienze emotivo-sensoriali producono, nel nostro cervello, nuove connessioni neuronali. Pensare, quindi, equivale a creare connessioni, ovvero nuove strutture, nuove forme inedite. In questi lavori le reti neuronali si sviluppano su un substrato ramificato che rappresenta le cellule non neuronali del sistema nervoso (la glia). Si può notare come questo substrato ricordi le macchie di Rorshach, strumento usato per indagare l’inconscio, e in questo caso, come spesso accade nelle mie opere, il metodo di studio diventa metafora visiva dell’oggetto sotto indagine. Queste “macchie di Rorshach” divengono qui la rappresentazione dell’inconscio, del pensiero non agito, poco decifrabile, primordiale, indistinto ma strutturale: il “come siamo” che si sovrappone al “cosa pensiamo o cosa sperimentiamo” descritto dallo sviluppo neuronale.
E’ mia intenzione rappresentare, con questa allusione visiva, l’indispensabile compresenza, nei nostri meccanismi di pensiero, di una parte graficamente “direzionale” ovvero con direzione precisa e finalizzata e di una parte relativa al pensiero inconscio, trama indispensabile della nostra architettura interiore.